Intervista al Prof. Silvano Tagliagambe, filosofo della scienza
Il Convegno Nazionale sul Mistero della Coscienza, giunto alla sua quarta edizione, si terrà il prossimo 14 dicembre in modalità webinar. Tra i relatori di spicco, il Prof. Silvano Tagliagambe, professore emerito di filosofia della scienza presso l’Università di Sassari, approfondirà un tema affascinante: La coscienza come versione della non coincidenza con se stessi.
La coscienza e l’inibizione: un riflesso speculare
Il Prof. Tagliagambe introduce il concetto di coscienza partendo dagli studi di Ivan Sechenov, pioniere della fisiologia russa, e dalla visione del filosofo Pavel Florenskij. La coscienza, spiega, può essere vista come un "riflesso speculare, il punto focale immaginario di un’azione trattenuta."
Cosa significa? Il nostro cervello, oltre a compiere azioni, trattiene quelle che non sono ancora mature o che potrebbero essere dannose. Tuttavia, anche quando l’azione è inibita, il processo mentale continua, immaginando cosa sarebbe accaduto se fosse stata portata a termine. Questo spazio immaginativo, sospeso tra il reale e il possibile, è il regno della coscienza.
“È un ambiente fittizio,” sottolinea Tagliagambe, “in cui il cervello si culla nelle sue fantasie e riflette su se stesso.” In questo modo, l’inibizione non è un limite, ma una porta che apre all’esplorazione creativa e alla consapevolezza.
La non coincidenza con se stessi: il motore della creatività
Ma perché la coscienza è sinonimo di non coincidenza con se stessi? Il cervello, spiega il Professore, è un’entità dinamica, inquieta per natura. Fernando Pessoa, nel suo Libro dell’inquietudine, descrive il pensiero come uno stato di movimento costante, che nasce dall’insoddisfazione per la propria condizione.
“Essere in uno stato di coincidenza con se stessi significa essere pacificati, soddisfatti,” dice Tagliagambe, “ma questa è una condizione banale, statica, che non stimola la creatività.” Al contrario, è l’inquietudine, la tensione verso ciò che manca, a mettere in moto le forze creative del cervello.
Questo processo trova conferma nelle neuroscienze, in particolare nel Default Mode Network, una rete neurale attiva quando il cervello “si chiude su se stesso” e genera immagini, riflessioni e fantasie. È in questi momenti che il cervello esplora la propria condizione e sprigiona la sua capacità immaginativa.
Coscienza e controllo: uno sdoppiamento cerebrale
La coscienza, inoltre, presuppone uno sdoppiamento dei processi cerebrali. In situazioni di automatismo, come rispondere a un pericolo, il cervello agisce senza intervento consapevole: la coscienza sarebbe un ostacolo. Tuttavia, quando i processi automatici non producono i risultati attesi, il cervello interviene.
“È come se il cervello lanciasse un’onda di controllo per correggere il corso dell’azione,” spiega Tagliagambe, citando il libro Vedere la mente di Stanislas Dehaene. Questo sdoppiamento tra automatismo e controllo consapevole rappresenta il cuore dell’attività cosciente: un continuo monitoraggio e adattamento.
Un viaggio alla scoperta della coscienza
Questi e molti altri argomenti saranno esplorati durante il Convegno Nazionale sul Mistero della Coscienza. Un’occasione per approfondire il legame tra filosofia, letteratura e neuroscienze, e per comprendere meglio il ruolo della coscienza nella nostra vita quotidiana e collettiva.
Intervista completa e programma del convegno al link: www.istitutomedicinanaturale.it/cnmc2024