Una pratica semplice e importante per il benessere e per la nostra energia vitale.
Nell'articolo “Anpuku, il massaggio dell’addome per il riequilibrio energetico” abbiamo visto i benefici di questo trattamento.
In mancanza delle mani esperte di un operatore, possiamo essere noi stessi a praticare un automassaggio. Anzi, sarebbe una prassi da inserire fra le buone abitudini quotidiane per gestire il nostro benessere, al pari di una seduta di yoga o di una pratica di mindfulness.
Infatti, l’autotrattamento dell’addome andrebbe praticato con regolarità per ottenere e mantenere i risultati a lungo termine. Possiamo inserirlo dopo una delle nostre pratiche quotidiane (yoga, meditazione, tai-chi, ecc.). Sono sufficienti pochi minuti per entrare in contatto a un livello più “materiale” con la nostra energia.
Se la routine non fa al caso nostro possiamo comunque sperimentarne le qualità lenitive, distensive e decongestionanti anche nel caso di disturbi transitori e/o ricorrenti anche di una certa entità. Fermo restando che in caso di sintomatologie acute è sempre indicato un confronto con il proprio medico curante, un leggero imbarazzo di stomaco, un mal di schiena, una stipsi (soprattutto se cronica) o il suo contrario, una diarrea, possono trovare giovamento dall’automassaggio addominale. Vediamo come!
Molto probabilmente tutte le nostre mamme ce lo hanno insegnato da bambini, in caso di mal di stomaco, o mal di pancia, un bel massaggio circolare dell’addome ci ha risolto spesso qualche defaillance gastrointestinale. Quello che non ci hanno probabilmente mai detto è di farlo spesso. Da bambini non ci si pensa, ma da adulti è bene considerarla una pratica quotidiana, anche per pochi minuti.
Sdraiati sulla schiena (posizione supina) con le mani sovrapposte, privilegiando il contatto delle dita sull’addome (dipende da quanto sono grandi le nostre mani) si praticano delle pressioni graduali e profonde seguendo il ritmo del nostro stesso respiro. Questo gesto ci indurrà in modo spontaneo a rallentare la respirazione e a portarla completamente a livello addominale. Tratteremo tutto l’addome seguendo due semplici criteri: movimento spiraliforme (primo criterio) andando dall’esterno all’interno (secondo criterio), fino all’ombelico, senza mai arrivare su di esso. Possiamo ripetere questa procedura più volte, ascoltando il nostro respiro che diventa sempre più addominale e profondo e la nostra pancia si ammorbidisce diventando sempre più “accogliente”. Ogni pressione corrisponde almeno ad un respiro e va iniziata in corrispondenza di un’espirazione (quando la pancia si “abbassa”). Ci sono tecniche anche più complesse dove, anche in autotrattamento, si possono collegare più puntualmente le diverse zone riflesse. Ma la modalità di trattamento a spirale dall’esterno all’interno è certamente quella più alla portata di tutti e non per questo meno utile delle altre.
In caso di emergenza
Un piccolo trucco, in caso di dissenteria, dopo l’autotrattamento mettete alcuni grani di sale grosso nell’ombelico (fino a riempirlo) e scaldate con un bastoncino di moxa, facendo attenzione a non scottarvi (per questo ogni venti secondi circa è necessario valutare con il dorso della mano il calore accumulato dal sale). Il rimedio è antico ed efficacissimo!
Se il problema è quello opposto, cioè la stipsi, è altrettanto efficace, a massaggio concluso, una stimolazione un po’ decisa (tenuta) dei due punti (speculari) a lato dell’ombelico che corrispondono al meridiano dell’intestino crasso (sulle mappe di agopuntura sono indicati con la sigla ST25). Su questi due punti è possibile applicare degli stimolatori del meridiano (sferette magnetiche per esempio) per un’azione ancora più duratura.