Differenze nell’evoluzione della malattia, la cura e la prevenzione
Come sfruttare la differenza di genere per affrontare il problema
Davanti al tumore uomini e donne non sono uguali. Ansia, stress, depressione, reazione al farmaco, prevenzione. Su tutti i fronti i due generi reagiscono in modo diverso. Ce lo dicono le ricerche scientifiche. E questa constatazione può diventare un punto di forza per affrontare e combattere meglio la malattia.
«Le differenze -dice la dottoressa Chiara Bocci, medico specializzato in radioterapia oncologica- arrivano dalla genetica. I due cromosomi X che determinano il sesso femminile, contengono la maggior parte dei geni che regolano l’immunosorveglianza. Questo è uno dei fattori in base al quale il genere femminile si ammala meno di cancro rispetto al genere maschile. D’altra parte però, ad esempio, le donne sono più sensibili alla tossicità del fumo di sigaretta. Una donna che fuma è 2.50 volte più a rischio di contrarre un tumore al polmone rispetto all’uomo. E poi ci sono moltissimi fattori legati alla farmacocinetica, cioè a come i farmaci chemioterapici vengono assorbiti a livello gastrointestinale, metabolizzati a livello del fegato ed espulsi dal nostro organismo. Infine, bisogna considerare che i farmaci finora sono stati maggiormente testati sul genere maschile. E osserviamo che i medesimi farmaci sulla donna hanno una tossicità e nel contempo un’efficacia maggiore. Tutto questo deve essere tenuto ben presente -prosegue la dottoressa Bocci- quando abbiamo di fronte un paziente malato di tumore. Le cose cambiano se si tratta di un uomo o di una donna. Sappiamo già che avremo una diversa incidenza della malattia, una diversa presentazione clinica, una diversa suscettibilità ai chemioterapici. Ed esiste quindi anche una diversa prognosi».
E’ possibile utilizzare queste differenze per aiutare uomo o donna, nella loro specificità, a combattere il tumore?
«Gli Istituti Scientifici Maugeri, dove lavoro –dice la dottoressa Bocci- con il sostegno del direttore della nostra “Breast Unit”, il prof Fabio Corsi, da sei anni hanno avviato un percorso di affiancamento ai trattamenti convenzionali. I pazienti sono supportati da una dietista, da un medico dello sport e dalla sottoscritta. Io infatti mi occupo anche di medicina complementare. La donna soffre molto più di stress, di ansia e depressione rispetto all’uomo. E ci sono inoltre dei cambiamenti epigenetici, quindi legati all’ambiente, che quando si parla di cancro sono alla base processi di iniziazione, promozione, progressione e metastatizzazione. La donna fa meno attività fisica rispetto all’uomo. E c’è un ampio discorso legato all’alimentazione. Considerato tutto, possiamo lavorare per invertire l’aumento di incidenza dei tumori modificando lo stile di vita».
Possiamo fare qualche esempio pratico?
«Aumentare di peso durante la terapia -afferma la dottoressa Chiara Bocci- per pazienti con tumore alla mammella può avere un effetto negativo, addirittura a livello di sopravvivenza. Dobbiamo quindi controllare l’alimentazione e gli stili di vita anche durante i trattamenti oncologici. Poi ci sono tecniche complementari “mente-corpo” per ridurre l’ansia e la depressione. E quindi l’infiammazione. Possiamo utilizzare anche l’agopuntura per far meglio tollerare i trattamenti oncologici ».
Di questi temi si è parlato a Urbino durante il terzo Convegno Nazionale di Epigenetica, tenuto il 7 e 8 ottobre 2017. La dottoressa Chiara Bocci è stata una delle relatrici, intervenendo sul tema: “Epigenetica e oncologia nel genere femminile”.