La guarigione sta nel passaggio dal rifiuto all’accoglienza del presente: le fondamenta della Meditazione
Inizio questo primo articolo con una domanda provocatoria che può essere letta in differenti maniere che affronteremo assieme. Immagino sia capitato anche a voi, come a quasi ogni essere umano, di vivere un’esperienza disagevole e di essere stati male, o forse qualcuno di voi la sta vivendo anche in questo momento. Può essere un sintomo fisico, una patologia conclamata con una base organica, oppure può coinvolgere la sfera della psiche, può avere a che fare con una tematica personale o relazionale che forse si somatizza in una zona sensibile del corpo. A volte tutto ciò si maschera anche in un avvenimento apparentemente esterno che crea una sua ripercussione però all’interno, dove percepiamo il disagio.
La domanda è: come ci siamo relazionati all’esperienza di disagio?
I meccanismi più comuni che mettiamo in atto prevedono: rifiuto dell’esperienza e speranza di un’altra realtà. Rifiutiamo in molte maniere: ci distraiamo con le compensazioni, facciamo finta di non sentire, giudichiamo il vissuto come sbagliato eccetera. La speranza è ciò che ci fa posticipare ad un migliore futuro il nostro ben-essere. Non ho giudizio in merito a questi meccanismi, la mente funziona anche così.
Ma sorge un’altra domanda: funziona? Ci consente di guarire dalla malattia? Usciamo così dall’esperienza di disagio?
A volte chiaramente no, a volte apparentemente si. Nel primo caso l’esperienza continua ad essere presente e ci da la possibilità di affrontarla diversamente. Nel secondo caso la situazione è più problematica: l’illusione di aver zittito il disagio o di esserci desensibilizzati fa si che il disagio si reprima all’interno senza realmente spegnersi. Come una brace ardente aspetta il modo di tornare a manifestarsi come fiamma finchè non viene visto e accolto. E’ una delle origini dei disturbi psicosomatici.
Che fare?
Abbiamo un’altra possibilità davanti all’esperienza del disagio: ascoltarlo. È possibile che alcuni meccanismi d’allarme si stiano attivando in voi mentre vi aprite a questa possibilità: ma poi il disagio mi trascina via, io voglio pensare solo al positivo, se lo ascolto lo alimento eccetera.
Forse può sostenervi la domanda: cosa si intende per ascolto del disagio?
L’ascolto prevede un’attitudine fondamentale che viene sostenuta dalle pratiche di meditazione come la Mindfulness: accoglienza dell’esperienza presente. Quando siete radicati in questo non c’è altro da fare in quanto il disagio viene ascoltato e accolto e si può così manifestare. Quando il disagio si manifesta esprime l’energia, l’emozione, il pensiero repressi, consente l’azione spontanea, si muove, fluisce e ci avvicina al punto fondamentale che ne giustifica spesso il suo esistere: farvi cogliere quel potenziale evolutivo che porta con sé.
La coscienza dell’individuo, sempre più al centro dei processi di guarigione difatti è definita la capacità del sistema di cogliere il senso dell’esperienza ed evolvere così da manifestare il suo potenziale.
Quindi che senso ha stare male?
Certo è difficile, soprattutto in certe situazioni, resistere alla prospettiva della personalità secondo la quale la vita ce l’ha con noi e la sofferenza è il suo modo di punirci. Ma come mai l’Esistenza si sta esprimendo in noi anche attraverso il disagio? Una possibile risposta può aprirsi quando proviamo a cambiare prospettiva e a riconoscere che nell’esperienza del disagio può essere racchiusa la perla della nostra evoluzione personale. La guarigione dal disagio a volte poi avviene da sé. Il disagio non ha bisogno più di manifestarsi. Il senso è colto. Il cerchio è chiuso.
La meditazione è l’accompagnamento della persona all’accoglienza del presente. Quell’esperienza che poi consente di cogliere il potenziale senso evolutivo. L’esperienza che consente di guarire.
Sembra facile a parole ma nella realtà? Come sostenerci in questo cammino?Quello del quale vi ho parlato fin ora è il secondo passo, quello più radicale e risolutivo. Ma quel’è il primo?
Il primo passo del percorso di guarigione è il sostegno della risorsa. Nel percorso Mederi che propongo gli incontri sono mirati a imparare il primo passo: imparare a stare nel corpo, ad ascoltare il respiro, a sentire in contatto, a lasciar fluire l’energia nel movimento. Questa prima parte si chiama “I 7 Passi”. Una volta consolidate le basi della pratica meditativa inizia il secondo passo che nel percorso Mederi si chiama “Le 5 Qualità”. Le modalità attraverso le quali ci manifestiamo: la presenza, il potere personale, la cura, la gioia e la spiritualità. Ogni incontro ha lo scopo di darci un tempo per fermarci e accogliere come stiamo nel momento presente; rinforzare le nostre risorse e avvicinarci al nostro centro: quel luogo della coscienza che ci parla di chi siamo.
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